
Novembre è il mese dedicato alla lotta contro la violenza domestica e di genere. Dal 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, fino al 10 dicembre, Giornata dei diritti umani, il nostro Paese partecipa alla campagna mondiale dei 16 giorni di attivismo (il programma QUI). In questo periodo vengono proposte iniziative di vario genere, eventi culturali, conferenze, attività mirate nelle scuole e rivolte alla popolazione. Per stimolare la consapevolezza e il dialogo.
La violenza domestica resta purtroppo una realtà diffusa. In Svizzera, nel 2024, la polizia ha registrato oltre 21’000 reati di violenza domestica, pari a circa il 40% di tutti i reati denunciati, con le donne che rappresentano quasi il 70% delle vittime. In Ticino nel 2023 la Polizia cantonale ha effettuato più di 1’000 interventi in ambito familiare, una media di tre al giorno, a conferma della gravità e della frequenza del fenomeno. Non possiamo restare indifferenti.
L’11 novembre è stata lanciata una campagna nazionale di prevenzione contro la violenza domestica, sessuale e di genere: “Fermiamo la violenza sul nascere”. L’iniziativa è destinata a durare diversi anni e si articolerà in tre fasi: inizialmente si concentrerà sulle vittime, poi sulle persone a loro vicine e infine su chi esercita violenza o potrebbe farlo. Sul sito www.senza-violenza.ch sono disponibili informazioni, consigli e offerte di aiuto adeguate alle diverse situazioni. Nel maggio 2026 sarà inoltre attivato il numero nazionale di assistenza alle vittime, il 142, che garantirà accesso immediato al supporto in qualsiasi momento.
Le azioni di prevenzione e di contrasto sono indispensabili, ma da sole non bastano a sradicare un fenomeno così radicato e strutturale. Per eliminare davvero la violenza domestica e di genere serve un cambiamento profondo (in questo l’educazione gioca un ruolo essenziale): culturale, sociale e politico, capace di trasformare una mentalità che ancora troppo spesso vede la donna come un oggetto, chiamato in qualche modo a soddisfare aspettative legate a quello che si identifica come il suo ruolo, invece che come persona libera e autonoma. Solo così si possono costruire relazioni fondate sul rispetto e sulla parità.
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