
Il 10 dicembre 1948 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò la Dichiarazione universale dei diritti umani, che all’articolo 3 afferma: «Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona».
Il 10 dicembre è anche la giornata conclusiva dei “16 giorni contro la violenza di genere”, una ricorrenza annuale che si apre il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Anche quest’anno i 16 giorni sono stati accompagnati da numerose attività di sensibilizzazione su un’emergenza che, solo in Svizzera, è costata la vita a 27 donne.
Ed è proprio in questi giorni che, a Palazzo federale, il tema della prevenzione e della protezione contro la violenza di genere ha fatto discutere: una decisione del Consiglio nazionale di respingere i fondi destinati alla lotta contro la violenza – approvata per un soffio grazie al voto decisivo del Presidente – ha provocato indignazione, portato centinaia di persone in piazza per una manifestazione spontanea e generato un appello che, in meno di 24 ore, ha raccolto oltre 212’000 firme. Una scelta allarmante, in evidente contrasto con l’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti umani. E una scelta che ha suscitato una reazione virale: No! Ventisette femminicidi in un anno sono troppi. Basta risparmi sulla pelle delle donne!
Il giorno dopo, il Consiglio degli Stati – forse anche alla luce della forte pressione popolare – ha ribaltato quella decisione, stabilendo che i fondi destinati alla lotta contro la violenza di genere non verranno tagliati.
Poiché le due Camere hanno adottato posizioni divergenti, il tema tornerà tra pochi giorni al Consiglio nazionale, chiamato ad esprimersi nuovamente. Ci auguriamo che la voce delle donne risuoni forte e chiara anche lì, per ricordare a tutte e tutti i deputati che garantire «il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona» è un dovere imprescindibile di uno Stato.
Fai risuonare forte e chiara la tua voce firmando l’appello qui.
(foto Canva)