Questo mese vi portiamo in un viaggio tra storie da sfogliare e mete da esplorare: romanzi che lasciano il segno e occasioni culturali da annotare. Lasciatevi ispirare.

Merita il nostro tempo “Mai più cosa vostra” di Ilaria Ramoni e Fabio Roia (Mondadori). Attraverso un’analisi che intreccia cultura patriarcale e mentalità mafiosa, l’autrice e l’autore mostrano come entrambe si fondino su silenzio, complicità e dominio. Il libro ripercorre le radici della violenza di genere, evidenziando i progressi compiuti grazie a leggi e centri antiviolenza, ma anche le resistenze culturali ancora presenti. Con chiarezza e rigore, invita a costruire una nuova cultura del rispetto e della responsabilità collettiva.

Consigliamo anche “Perché contare i femminicidi è un atto politico” di Donata Columbro (Feltrinelli). Qui il cuore della narrazione è il potere dei numeri: contare i femminicidi non è solo statistica, ma un gesto politico che dà visibilità alle vittime e denuncia l’inerzia istituzionale. L’autrice mostra come l’assenza di un registro ufficiale rifletta una minimizzazione della violenza di genere e racconta il ruolo dei movimenti femministi e del “femminismo dei dati” nel cambiare prospettive. Con passione e precisione, trasforma i dati in strumenti di giustizia sociale.

Infine uno spettacolo che andrà in scena al LAC di Lugano il 23 e 24 febbraio 2026: “L’angelo del focolare” di Emma Dante. La drammaturga e regista siciliana porta sul palco una potente metafora del femminicidio, esplorando la violenza domestica e la condizione di prigionia di una donna. Con la sua cifra teatrale intensa e visionaria, Dante trasforma il dolore in linguaggio scenico, invitando il pubblico a riflettere sulle dinamiche di potere e sulle ferite ancora aperte nella società.

(foto Freepik)

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